Alejandro Moreno, chi era costui?

Riporto l'articolo apparso sul sito della FIR che racconta del ritorno di questo fortissimo giocatore in nazionale, dopo ben sei anni, e che bene illustra i sentimenti di chi pratica il nostro sport.

"TRENTACINQUE ANNI, QUATTRO CAPS, TORNA IN NAZIONALE DOPO SEI ANNI. IL 25 GIUGNO NASCE IL PRIMOGENITO: “MA MIA MOGLIE MI HA MANDATO QUI…”

Roma – “E chi se lo aspettava più”.

Alejandro Moreno ha visto passare da lontano l’era di John Kirwan e quella di Pierre Berbizier sulla panchina azzurra. Ingaggi in club di alto livello non sono mai mancati – Worcester Warriors, Agen, Brive, Perpignan, da tre anni a questa parte i Leicester Tigers – ma, per il pilone originario della Patagonia, l’avventura in azzurro sembrava essersi fermata alla seconda giornata del Sei Nazioni 2002, contro la Scozia. Più di sei anni fa.

Quattro presenze (più le tre conquistate nel 1998 con i Pumas), e una carriera internazionale che sembrava ampiamente finita lì.

Soprattutto quando le alternative in Nazionale si chiamano Martin Castrogiovanni – suo compagno ai Leicester Tigers nelle ultime due stagioni – Carlos Nieto, Salvatore Perugini, Andrea Lo Cicero, Fabio Staibano, Salvatore Costanzo, Lorenzo Cittadini: “Tutti molto bravi, tutti molto più giovani di me”.

“Dico la verità: una telefonata, una spiegazione, nell’immediato dopo-Johnstone, me la sarei aspettata. Poi, onestamente, alla Nazionale ho smesso proprio di pensare. A malincuore, ma ho smesso”.

Trentacinque primavere alle spalle, una moglie, il primo figlio in arrivo alla fine di giugno: l’estate di Moreno, otto apparizioni tra Premiership e Coppa anglo-gallese nel 2007-2008, sembrava già bella e programmata, scandita dall’arrivo del primogenito e da un lungo periodo di riposo. Invece…

“Invece mi chiama Carlo Checchinato e io per prima cosa penso ad un saluto tra vecchi compagni di Nazionale. Poi lui comincia a parlare, e penso che mi stia prendendo in giro. Alla fine, capisco che parla sul serio e gli chiedo due giorni di tempo per pensarci. Mica perché non voglia tornare con la Nazionale, fossi matto. Ma il 25 giugno scade il termine, deve nascere il bambino…”.

Un bivio mica da ridere: la maglia azzurra ed il tour in Sudafrica e Argentina da una parte, una moglie prossima al primo parto dall’altra. “E per fortuna che mia moglie è mezza inglese, mezza irlandese, e non si è fatta chissà quali problemi. Avessi sposato una latina… Non si è limitata a capire che, per me, era un’occasione importante per vestire l’azzurro ancora una volta. E’ lei che mi ha praticamente obbligato ad accettare…”.

Così Moreno, caratteristiche orecchie da pilone – “il dramma di saper giocare sia a destra che a sinistra è che te le consumano entrambe” – e tatuaggi maori sparsi per il corpo, si è ritrovato all’ombra della Table Mountain di Cape Town dopo cinque giorni di raduno a Roma: “Con alcuni compagni di squadra che, quasi quasi, potrebbero essere miei figli. Tra me e McLean passano quattordici anni e due mesi, sono almeno dieci anni più grande di buona parte del gruppo ma…Ma vecchio no, proprio non mi sento…”.

Ora, la parte più difficile: convincere Nick Mallett che, a trentacinque anni suonati, può ancora dire la sua in questo tour. “Non lo pensassi, non sarei nemmeno qui. Sto bene, sono in forma, quest’anno ho giocato meno che in passato in Premiership, sono anche riposato. E’ chiaro, spero di giocare. Magari proprio nel test con l’Argentina. Magari per fare di nuovo quello che l’Italia ha fatto tre anni fa, sempre a Cordoba (29-30, prima vittoria esterna sui Pumas ndr). E se va male, magari ci riprovo tra sei anni…” (16/6/2008) "

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