Old Blacks vs. Little Isana Urban Acheivers

Nell’unica domenica libera sino alla fine del campionato, l’Isana è scesa in campo a ranghi ridotti in una partitella in famiglia sette contro sette. Come nelle migliori tradizioni “fratelli-coltelli”, da una parte gli over30 (in molti casi anche 40 e 50!)-old-ammogliati, contro i giovani scapoli-bocia-sbarbatelli-speranze urbane Isana.

Insomma, di qua gli “Isana globe-trotter” tuttineri in formazione affannata, iperventilata ma scintillante ovvero: mister Cipolla alle grandi manovre con le cartine in mano, Ivano “DS” Dreosti all’imprevedibile (anche per i compagni) apertura, Manujan D’Argento e Beppe D’Esposito a creare insolentemente varchi, mete e movimento, “lo zio” Tarasco a solidarizzare con il popolo giamaicano e a disorientare gli avversari con il suo finto immobilismo, l’illustrissimo president Pancotti a evirare i suoi stessi giocatori a ginocchiate e a segnare mete spettacolari col paradenti in mano e la palla in bocca: a chiudere la lista dei Magnifici Sette, il “former captain” Corazza, a fare il suo solito lavoro sordido, che qualcuno lo deve pur fare.

Di là, con magliette candide per pochi minuti nonché oltremodo aderenti, il fiato, il peso e la prepotenza di un ipernutrito (è proprio il caso di dirlo) pacchetto di avanti: “Gheddafi” Catania – il terrore dei Sargassi –, Gas “l’amico degli scavatori” Garoglio e Camelin I “il Grande”; la mobilità del capitano Canepari, l’esplosività dello “Shane Williams di Verolengo” Alessandro Tapra e la vivace, confortevole e rassicurante presenza di Lifredi, tutti coordinati nel traffico di Busignetto da Simon “Le Bon” De Lise, che per l’occasione smetteva i suoi completi viola lucenti.

La partita – arbitrata secondo regole incomprensibili ai più dal naso rotto di Camelin II “il Piccolo” e assistita come quarto uomo dal perone di Rosato – si svolgeva sui binari previsti. I giovani si portavano in vantaggio sfruttando la freschezza atletica, il basso tasso alcolemico, l’arroganza dei chili e l’iniziale mancanza di affiatamento delle vecchie volpi, le quali però, passata la prima fase di disorientamento, si riorganizzavano in fretta e ribattevano colpo su colpo. Ad un rugby molto basico ed efficace, della serie “ciàpasü e vai”, si opponeva la trama barocca e a volte leziosa degli old, molto bella da vedere, ma improponibile da sostenere a lungo senza doping o bombole d’ossigeno, stile Galles d’antan. Ciò non impediva di assistere a mete di notevole pregio, da una parte dall’altra, con D’Argento e D’Esposito da un lato e Canepari e Tapra dall’altro a far da mattatori come numero di segnature. Degne di menzione le mete del presidente Pancotti, una in avvitamento personale doppio carpiato sulle proprie vertebre compresse, e l’altra a raccogliere un enorme buco di Cipolla, che lo coglieva impreparato con il paradenti in mano, ma lesto a riaversi e a portare l’ovale in meta con uno stile marsupiale celebrato anche in un documentario di SuperQuark. Alla fine le 9 mete a 9, erano un risultato tutto sommato giusto.

Sulla parità decidevano i calci. Garoglio, da seconda linea, inventava una nuova tecnica in scivolata, apprezzata anche da Wilkinson, e la metteva dentro, ricordando ai commentatori sportivi il grande Eals dei tempi migliori. De Lise prendeva il palo e toccava quindi a Lifredi bissare e chiudere il discorso.

Deposte protezioni e cinti erniari, partivano cori d’ovazione per il leggendario “uomo-tutto” Sancho Santià, che realizzava in tempi record una spettacolare griglia LIDL ignifuga ed idrorepellente, comprensiva di doppio menù carnivoro e vegetariano alla modica cifra di 9,90 euro. Un vero affare. Da domani, a digestione avvenuta, si può incominciare a pensare all’Airasca.

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